Il suono nella religione
Il suono è sempre stato adottato nelle pratiche religiose, spirituali e terapeutiche dei secoli passati poiché il suono che noi percepiamo, di fatto, altro non è che la manifestazione più grossolana di una vibrazione che agisce sul piano vitale, quel piano che sostiene il nostro corpo fisico, ma agisce anche sul piano delle energie emotive, e poi mentali, fino a quelle spirituali. In questo modo tutta la coscienza è coinvolta dal suono e dai suoi aspetti più occulti. Proprio basandosi su questa conoscenza sono state elaborate gran parte delle pratiche meditative in tutto il mondo, dove il suono è usato come supporto.
Di fatto il colore è il risultato di una qualità vibratoria, il colore è solo l’effetto finale. Dal punto di vista cromatico, possiamo considerare l’universo come una ammirevole armonia di colori. Il colore è l’effetto del movimento sull’essere che lo percepisce mediante un organo particolare. È possibile vedere colori anche dove l’uomo generalmente non ne scorge. Difatti, quando si suona della musica, l’uomo ordinario non vede nulla, egli percepisce soltanto dei suoni; ma il chiaroveggente vede anche dei colori, ciò significa che il suo occhio, come il suo orecchio, può rispondere a quelle vibrazioni. Egli potrà anche vedere l’infrarosso e l’ultra-violetto. Cosi la creazione, Ideazione divina, o vibrazione ritmica del Verbo può essere considerata anche sotto il punto di vista del colore o della luce. La cosa è la stessa; il punto di vista soltanto differisce. Alcuni filosofi dell’India hanno appunto adottato quest’ultimo modo di vedere.